giovedì 2 aprile 2009

qualità delle scuole dell'infanzia

Gentile Signora Moioli,
Gentile Signora Madaffari

Da:
Elena Urgnani
Viale Beatrice d'Este 34
20122 Milano

Milano, 2 aprile 2009

Oggetto: qualità del servizio degli asili comunali a Milano

Gentili Signore,
apprendo con disappunto la notizia che il cambiamento di orario porterà a
una significativa riduzione delle ore di compresenza delle maestre nelle
scuole dell'infanzia del Comune di Milano. Ho pagato con fatica un anno di
nido privato convenzionato al costo di 465 € mensili, contando sul fatto
che dall'anno successivo il servizio di asilo sarebbe stato garantito a
prezzi comunali e con standard di qualità accettabili, come mi
testimoniavano tutte le altre mamme. Invece ora mi ritrovo di fronte al
fatto che "a prezzi comunali" significa ora

- una compresenza di 2 educatrici solo per 4 ore, di fronte a una classe
di 27 bambini.
- La mancanza di uno specialista di psicomotricità
- La mancanza di uno specialista di inglese e la TOTALE ASSENZA di
qualsiasi offerta formativa in questa lingua


La Signora Moioli ha garantito che verrà mantenuta l'offerta formativa
della lingua inglese, ma senza specialista. Cos'è: un gioco di parole?
Nella Scuola Materna Vicentina (zona 1) frequentata da mio figlio non è
stato attivata nessuna offerta formativa per l' inglese, proprio di nessun
tipo, e allora cosa vogliamo mantenere? Avevo chiesto alla direttrice se
fosse possibile almeno convenzionarsi con un servizio esterno a pagamento,
ma mi ha detto che il settore non lo permetteva.
Ho dovuto insistere e pestare i piedi perché nella classe fosse almeno
prevista la possibilità di un "angolo morbido" per la nanna. Di fatto le
maestre, pressate dal carico di lavoro che si annunciava sempre peggiore,
davano per scontato che i bimbi piccoli sarebbero stati ritirati alle 2
del pomeriggio. Ma è civile? Forse che le mamme smettono di lavorare alle
2 del pomeriggio?
Signora Moioli, ha mai provato Lei a stare in classe per due ore di fila
DA SOLA con 27 bambini di età compresa fra i 2 (o due e mezzo) e i 5 anni?
E se uno deve andare in bagno che fa? Se li porta tutti dietro?
Insomma le scuole civiche sono diventate un parcheggio per bambini poveri,
consolato dalla compresenza garantita dell'educatrice di religione (di cui
mio figlio non si avvale)?
Il Comune di Milano è stato fortemente penalizzato (come tutti) dalla
sparizione dell'ICI, ma ha al suo attivo la tassa sull'ECOPASS, che è
stato il primo serio tentativo di porre un limite all'inquinamento
cittadino, credo che sia giusto che le Scuole dell'infanzia possano
beneficiare di un migliore standard di qualità.
Le ore di compresenza dovrebbero essere almeno 6 e l'educatrice di
inglese dovrebbe tornare a scuola. Non ci potete chiedere di pagare le
tasse e poi trattare l'asilo come fosse un servizio sociale per bambini
poveri, implicando che chi vuole la qualità si deve rivolgere al privato.
Un conto è la sussidiarietà, dove il privato interviene a fornire un
servizio che lo stato non è riuscito ad attivare, un conto è lo
smantellamento gratuito di un servizio sociale che (prima) funzionava, per
la creazione di un mercato privato.
Le ricordo che la Regione Lombardia non prevede per l'asilo alcun buono
scuola o convenzione e i costi ricadono interamente sulle famiglie. Nella
speranza che vogliate evitare di mandare al macero le scuole dell'infanzia
di Milano, invio
Cordiali saluti
Elena Urgnani

mercoledì 1 aprile 2009

coesione educativa


Gentile dott. Richiedei,
La ringrazio per la sua cortese risposta. Ho l'impressione che qui si tratti di un conflitto culturale che merita di essere approfondito.Per questo vorrei farle alcune domande.
- cosa significa per voi: "elevata qualità educativa"?
A me sembra che la qualità educativa della scuola per infanzia sia strettamente legata al rapporto numerico tra adulti e bambini e alle scelte organizzative. Una sola educatrice con 25 bambini dai 30 mesi ai 5 anni compiuti non mi sembra nella posizione migliore per svolgere attività educativa. (Quando dico "sola" intendo letteralmente sola, senza nemmeno il supporto che una volta davano le commesse, il cui numero è stato drasticamente ridotto.) E' infatti ovvio che se le stesse due educatrici devono coprire 10 ore invece di 7, la compresenza verrà ridotta. Ciò si scontra con la Carta dei servizi, che garantisce la compresenza di 2 educatrici per sezione dalle ore 10 alle ore 15. Per questo abbiamo chiesto esplicitamente di mantenere le 5 ore di compresenza.
La differenza qualitativa e pedagogica tra il servizio di tipo educativo normale della classe con due educatrici in compresenza e il passatempo mattutino o la merenda serale è evidente a tutti. La precedente richiesta di motivazione per l'allungamento dell'orario era un chiaro messaggio alle famiglie sulla differenza tra il servizio di tipo educativo e il servizio socio-assistenziale. Adesso questa differenza diventa sempre meno visibile, e cioè non viene adeguatamente riconosciuto il valore pedagogico del lavoro delle educatrici.
Non ci state dicendo chiaramente e concretamente cosa volete fare delle nostre scuole. Ad esempio, visto che da anni è stata abbandonata la scelta pedagogica di riunire i bambini in classi omogenee per età, scelta organizzativa che pare abbia contribuito a ridurre le liste di attesa, quasi tutte le sezioni sono diventate eterogenee per età. Come intendete dividere le sezioni in futuro? Il criterio per orario di uscita appare come il più ovvio in questo contesto. Giustamente, come ben sa, i consiglieri del PD paventano con un certo orrore questa possibilità, ovviamente discriminatoria da un punto di vista sociale. Cosa rispondete?
- Che cosa significa "titolarità educativa" dei genitori nei riguardi dei figli?
L'art. 30 della Costituzione della Repubblica italiana dice: "E' dovere dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli...". Ritengo che i Padri costituenti abbiano scritto la Costituzione non tanto per fotografare una realtà presente all'epoca, quanto per mettere l'Italia nelle condizioni di farsi degli italiani meno disastrosi di quelli che avevano portato l'Italia (e il mondo intero) alla catastrofe della seconda guerra mondiale. Anche il preambolo della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo dice: "...al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l'insegnamento e l'educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà" (fra i quali il diritto all'educazione compare all'art. 26). Quindi da fonti autorevoli possiamo derivare che l'educazione dei figli è un compito e un preciso dovere dei genitori.
Mi sembra che il comunedi Milano usi l'espressione "titolarità educativa dei genitori" per scaricare la propria responsabilità di garanzia della qualità educativa del servizio sulle "libere" scelte delle famiglie, a partire da quelle costrette a fare i conti con un orario obbligatorio di lavoro (e trasporti) dei genitori di 10 ore al giorno, che vengono messe di fronte all'"alternativa" tra accettare un baby parking di 10 ore o perdere il posto di lavoro. Il Comune di Milano sta scaricando sui genitori la responsalità di scelte educative che possono avere conseguenze gravi sia a livello psicologico che pedagogico. E' questo che si chiama oggi "miglioramento del servizio ed esigenze delle famiglie"?
Il problema è molto serio e grave e richiede risposte serie, pedagogiche, complesse, come, tanto per fare esempio concreto tra i molti possibili, una organizzazione pubblica di un servizio di baby sitter di qualità (che costerebbe certamente di meno, sia alle famiglie interessate sia al Comune, della squalifica delle scuole dell'infanzia della città).
Visto che abbiamo delle situazioni familiari che impediscono oggettivamente ai genitori di prendersi cura dei figli per un arco di tempo diurno molto lungo, si pone il problema di dare risposte varie, appropriate, articolate, creative, che permettano ai bambini di ricevere in orario precedente e seguente il servizio educativo un adeguato accompagnamento. Si tratta di un problema importante che va affrontato nella sua autonomia e particolarità e non può essere strumentalizzato per dare risposte banali e squalificanti ai problemi sindacali sollevati dalle educatrici e meno ancora per dare risposte banali e pericolose alle esigenze socio assistenziali delle famiglie e meno ancora per scippare l'intera città del suo patrimonio prezioso delle Scuole dell'infanzia, svuotandolo dall'interno del loro valore.
- qual è la vostra lettura delle esigenze educative e pedagogiche delle famiglie?
Oggi tutto è pedagogia, tranne forse certi discorsi dei pedagogisti, sostiene il prof Paolo Perticari.
Anche i moduli di iscrizione e le comunicazioni del Comune alle famiglie sono pedagogia, veicolano significati pedagogici. Voi state dicendo alle famiglie che tenere i bambini a scuola 50 ore alla settimana è un servizio educativo. Lei sa bene che non è vero. Questa affermazione poteva andare ai tempi della DDR, che non per caso è crollata proprio fra l'altro perchè ha fallito in pieno le sue finalità educative. E il Comune di Milano ha delle finalità educative? Si può sapere quali? I fatti degli ultimi anni dicono che si va nella direzione del baby parking puro e semplice.
Come certamante avrà notato da sè, viviamo in un'epoca di vera e propria emergenza educativa. Mentre chi ha cervello e gambe se ne scappa dall'Italia, bambini tirati su a caramelle e televisione (due ore al giorno! non di più, per carità, fin dai primi mesi di vita ...) affollano gli studi dei pediatri con sintomi che vanno dal sovrappeso, alle carie, ai disturbi del sonno, all'"iperattività". Non manca chi li "cura" con le anfetamine, ma è evidente a chi ha gli occhi (e non ignora del tutto le arti pedagogiche) che si tratta di malattie dell'educazione.
Infatti il concetto stesso di "regola educativa" pare sconosciuto ai più, come ben si vede da molti sintomi. Il Comune di Milano mostra di non ignorare il problema. Infatti lo affronta concretamente con un pacchetto pedagogico di buona qualità intitolato "più frutta e più verdura", che ben conosco e apprezzo. Basterà? A me piacciono tutte le singole gocce dell'oceano, non mi preoccupo della quantità e neanche dello spessore delle risposte che si tenta di dare.
Però intendiamoci bene sulla direzione da prendere.
A me pare che il Comune di Milano da una parte metta mano al portafoglio (nostro) per far fare a Milano Ristorazione un bel pacchetto, così che tutti vedano che ci stiamo impegnando e non ignoriamo la spada di Damocle dei costi sanitari futuri che deriveranno dalle attuali malattie dell'educazione, dall'altra parte, con tutto il corpo e con l'intera nave, rema contro, arrivando a proporre come se fosse una banalità scontata, quella che invece lei sa essere una "regola diseducativa": 10 ore di scuola al giorno. E' una regola diseducativa, nei confronti dei bambini e delle famiglie, e anche pericolosa.
Lei dice, a parole, di condividere le mie preoccupazioni e di considerarle fondate. Grazie.
Me lo faccia però vedere con fatti che parlano da sè, concreti (ad esempio sa cosa vuol dire per un bambino di 30 mesi trascinare il momento del distacco dalle ore 7,30 alle ore 9,00 in un continuo andirivieni di madri e padri, senza interruzione... Adesso, giustamente, l'entrata è ridotta a 20 minuti, dalle ore 9,00 alle ore 9,20. Chi fa il prescuola ha diritto ad almeno mezz'ora di calma, senza ingressi).
- in che modo, con quali procedure e quali pratiche pensate di poter costuire la necessaria coesione educativa tra adulti (educatrici, insegnanti, istituzioni) che serve per arginare il disorientamento educativo delle nuove generazioni?
Costringere le educatrici a scendere in piazza di persona, insieme ai genitori (come è successo lo scorso giugno quando il Comune ha buttato addosso alle scuole "novità" organizzative a dir poco affrettate e non condivise) non sembra un buon primo passo.
Equiparare gli spazi comunali rivolti ai piccoli alle normali scuole civiche, e quindi organizzare le pulizia notturne per tutti, sembra anche un passo che non dà un grande riconoscimento alle funzioni educative degli adulti che si occupano dei nostri bambini.
Dare ai genitori informazioni con toni commerciali, tese a vendere chissà quali miglioramenti, mentre noi di giorno in giorno vediamo con i nostri occhi il peggioramento della scuola (personalmente la frequento dal 2003) non è certo un buon passo nella direzione di una vera coesione educativa che sappia porsi come punto di riferimento sicuro per i bambini.
Per costruire un minimo di coesione educativa, di capacità almeno di parlarsi e di esplicitare conflitti e problemi da parte di tutti i soggetti adulti implicati nella vita dei bambini, bisognerebbe almeno cominciare a dire pane al pane e vino al vino.
"Avevamo un'ottima scuola ma non possiamo più permettercela", come dice il ministro Tremonti. E' così anche a Milano? Sono questi gli effetti di anni di politiche fatte e pensate a spese delle generazioni future?
Complimenti, ma ditecelo, non tentate di addolcire la pillola. Comunque abbiamo gli occhi e lo capiamo da soli.
Cordiali saluti
dott.ssa Elena Passerini
mamma di Francesco,
Via Carnovali Milano
----- Original Message -----
Sent: Thursday, March 19, 2009 9:33 AM
Subject: miglioramento del servizio ed esigenze delle famiglie


Gentile Signora Passerini,

La ringrazio per il Suo contributo convinto e documentato.

Desidero specificare che la comunicazione che avete ricevuto intendeva fornire chiarimenti sulle novità che interesseranno la Scuola dell'Infanzia a partire dall'anno prossimo: rispetto all'orario di apertura dei servizi nulla è sostanzialmente cambiato, in quanto già erano previsti anticipo (7,30/8) e prolungamento (18). Con le ultime indicazioni normative viene rafforzato il ruolo e la responsabilità dei genitori nello scegliere l'orario più adatto al proprio bambino nel contesto della propria vita familiare e sociale.

Il maggior elemento di novità dell'orario è costituito dal fatto che non è più richiesta una specifica motivazione da parte delle famiglie, ma la scelta è effettuata nel rispetto della "titolarità educativa" dei genitori nei riguardi dei figli.
La motivata richiesta dei genitori è prevista nella nota informativa solo per l'ingresso anticipato delle 7,30, che verrà accordato previo parere del Consiglio Scuola.

Avrà peraltro notato che è stata introdotta la possibilità di uscita fra le 13 e le 13,30, uscita che in passato non veniva contemplata con la medesima ufficialità.

Individuare le reali esigenze orarie delle famiglie ci permette di avanzare nella ricerca di una elevata qualità educativa, nell'interesse tanto dei bambini le cui famiglie hanno operato la scelta dell'uscita delle 13 che dei bambini le cui famiglie hanno invece scelto l'uscita delle 16 o delle 17,30.

Pur condividendo la preoccupazione che sottolinea sulle conseguenze di una possibile precoce "istituzionalizzazione", mi permetto di osservare che può essere una "preoccupazione fondata", ma non è possibile sostituirsi alla "titolarità educativa" del genitore nello scegliere tra i diversi "modelli orari" del servizio, tenuto conto della propria peculiare "situazione familiare e sociale".

Il modificarsi delle tipologie e degli orari di lavoro delle famiglie ha portato ad una riflessione sfociata in un' ampia offerta di servizio, che starà alla famiglia calibrare in base alle proprie esigenze, risorse e convinzioni.


Cordiali saluti

Il Direttore di Settore
dott. Giuseppe Richiedei

----- Original Message -----
Sent: Friday, February 20, 2009 1:00 PM
Subject: miglioramento del servizio ed esigenze delle famiglie

Cara Assessora,
ho letto con grave preoccupazione la Sua lettera del 18 febbraio rivolta a noi genitori con l'intento di rassicurarci.
Sappia che l'effetto che ha avuto su di me è l'esatto contrario.
Credo che alla base di tutto ci sia un gravissimo fraintendimento da parte vostra di quello che significa DAL PUNTO DI VISTA DEI GENITORI il miglioramento del servizio e la lettura dei bisogni delle famiglie.
Lei dice, come se fosse banale: "l'orario di funzionamento della Scuola dell'Infanzia rimane fissato dalle ore 8,00 alle ore 18,00."
E' questa semplice frase che io trovo agghiacciante.
Non vi rendete conto che sono 10 ore!
State parlando di bambini dai 30 mesi in su! Si tratta praticamente della loro intera vita diurna.
Voglio guardare negli occhi il "pedagogista" che osi affermare che una istituzionalizzazione così spinta della vita infantile possa avere un valore educativo.
La Scuola dell'infanzia è finalizzata all'educazione dei bambini, I BAMBINI CI VANNO PER IMPARARE e questi apprendimenti, che sono di basilare importanza per la loro vita futura, possono avvenire se e solo se l'organizzazione scolastica tiene conto delle esigenze dei bambini, cosa peraltro scritta sulla Carta dei servizi.
Voi o siete all'oscuro di ogni infarinatura psicopedagogica (e allora perché osate occuparvi di servizi "educativi"?), o siete nemici dichiarati della pedagogia e veri e propri ostacoli alle intenzioni educative che i genitori devono avere per dettato costituzionale.
Ci sono le esigenze di conciliazione tra orari di lavoro dei genitori e orari dei servizi, certamente. Ma questo fatto, che il Comune ha molti altri mezzi per rendere meno gravoso, non sia la scusa per vendere alle famiglie spacciandolo come "miglioramento del servizio e soddisfazione delle esigenze delle famiglie", lo smantellamento della QUALITA' EDUCATIVA delle scuole dell'infanzia del Comune di Milano, che vantano una storia tale da non meritare di essere trattate in modo così incosciente.
Nel caso non sia stata chiara, vi mando la dichiarazione su questo tema pubblicata da un pedagogista ben noto in Italia, Svizzera e Kosovo, dott. Daniele Novara, direttore del Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti di Piacenza.
Se trovate in qualche parte del mondo un pedagogista in grado di contraddire questa dichiarazione, dati alla mano, con scienza e coscienza professionale, portatemelo qui.
dott.ssa Elena Passerini
mamma di Francesco, Via Carnovali, Milano

I BAMBINI PICCOLI NON CE LA FANNO!

QUANDO IL TEMPO SCOLASTICO E' TROPPO

La Circolare Ministeriale 2009-2010 che prevede la possibilità per i genitori di iscrivere i figli e le figlie alle Scuole dell'Infanzia Statali sia nel modulo orario 8-16 che nel modulo orario 8-18 presenta un evidente azzardo. A nessuno può sfuggire che il modulo orario 8-18 vuol dire esattamente 10 ore di permanenza continuativa nel contesto scolastico. Dieci ore appare una misura sproporzionata e insostenibile per bambini dai 3 ai 5 anni (se non dai 2 e mezzo - come prevede la nuova legge).

A prescindere dalla qualità del personale, esiste una soglia oltre la quale l'esperienza scolastica diventa un'esperienza di istituzionalizzazione forzata con possibili danni a livello neuronale, emotivo e comportamentale. Io stesso ho seguito in consulenza pedagogica casi di bambini fortemente istituzionalizzati negli Asili Nido che, arrivati ai 2 anni e mezzo, hanno mostrato inequivocabilmente segnali di disagio e di sofferenza. La deriva anti-pedagogica a cui stiamo assistendo in questi ultimi anni, legittimata purtroppo anche da queste circolari, implica da parte dei genitori un'attenzione ancora più responsabile.

Occorre evitare che i bambini e le bambine vengano parcheggiati a prescindere da bisogni realmente educativi, ma solo in funzione di esigenze contingenti e materiali.

Occorre con decisione - da parte di chi ha responsabilità istituzionali a vari livelli - proporre e riproporre il valore formativo dell'esperienza degli Asili Nido e delle Scuole dell'Infanzia. Per non tornare indietro. Per non tornare alla pura assistenza infantile. Si tratta di una vera e propria emergenza!

Invio pertanto un appello ai genitori perché non si lascino imbonire da proposte che hanno un palese retrogusto di pura concorrenza commerciale e mantengano una posizione chiara rispetto al diritto infantile di avere un'articolazione varia della giornata, piuttosto che uno schiacciamento eccessivo e pericoloso sul solo contenimento scolastico.

Daniele Novara (pubblicato su newsletter www.cppp.it)